piazze

Pensavo, tornando a casa...

povertavecchia
(Archivio Alinari)
Oggi faceva proprio freddo sul viale, al cader della sera, mentre tornavo a casa dall'istituto storico. Strana atmosfera, politicamente. Una banale conversazione tra due uomini carpita nel bus: parlano del premier e lo definiscono un puttaniere e un bastardo. Mi avvicino e gli chiedo sarcasticamente: chi lo ha votato? da chi può essere sostituito? Il discorso allora si fa vago. "Quel Fini lì non mi convince". "Draghi e Montezemolo sono più affidabili"... Ma, in definitiva, non sanno rispondere. Per loro non si tratta neppure tanto di ragionare o di fare ipotesi, quanto di scacciare l'incubo, questo tarlo che ha ormai preso a morsi lo stomaco del paese. Scendo dal bus e trovo alla fermata alcuni mendicanti. La vita materiale  è sempre più difficile, per tutti, non solo per le fasce di marginalità sociale. Il paese è soffocato dalla mancanza di una politica economica e di direttive precise sul fronte del lavoro. La protesta degli studenti medi e degli universitari si salderà presto con quella dei licenziati, dei cassintegrati, degli sfruttati. Ma chi avrà la capacità e la lungimiranza di incanalarla? Anche le classi agiate non contengono la loro impazienza, dovuta all'impossibilità di continuare ad arricchirsi sempre di più come un tempo. Le classi medie scivolano sempre più nel pantano della povertà. L'opposizione sembra intorpidita, inerme, sulla difensiva. Da mesi la lotta sociale si è fatta costante. Da un po' di tempo, tutto sembra svolgersi nelle strade e nelle piazze, ma pochi ( a parte i diretti protagonisti) se ne accorgono, visto che la tv e la stampa nazionale vivono una stagione di sempre più grigio conformismo, eccetto rari casi. Tutti sentono che dietro l'agitazione e le rispettive parole d'ordine, il giustizialismo di alcuni, il moderatismo di altri, il populismo di altri ancora, si è instaurata una attesa inquieta. Gli avvenimenti che si preparano sembrano avvolti nel segreto. Solo pochi eletti sanno come andranno a finire le cose. Da ogni parte si preannuncia e si aspetta la caduta di questo governo, ma tutto viene rimandato sempre all'indomani. A poco a poco il sistema politico sembra uscire dalla realtà sociale. La crisi economica è chiaramente giunta ad un punto di rottura. Ciò che mi colpisce di più è la passività del governo anche in questo campo. Nessuno dà spiegazioni: non si prende misura alcuna. Un'analisi dell'economia e della politica economica avrebbe allo stato attuale una enorme importanza, anche soluzioni estreme ma chiare, nette. Un confronto preciso e anche aspro sui contenuti gioverebbe alla chiarezza. Ma nulla di tutto ciò accade. Non è solo economia però, mi sembra altrettanto urgente puntare all'analisi del fatto politico. Il blocco di centro-destra si è spaccato, il governo è in balia dei finiani. I centristi riacquistano un ruolo politico dopo tanto tempo, un peso condizionante. Ma il punto dirimente è altrove. Riconosco un democratico per il semplice fatto che sempre, nel bel mezzo di una conversazione, la sua analisi si arresta, la sua voce cambia, il suo sguardo si fa lontano. Ha spesso avuto riverenza nei confronti della Chiesa e di quel mondo così lontano e sfuocato, al punto da sottomettersi ai suoi ricatti. Ha sempre avuto un senso di inferiorità nei confronti dei conservatori, prima dei democristiani, poi dei centristi cattolici, infine dei finiani. Si può ironizzare su uomini politici che occupano posizioni ufficiali di potere, vivono in belle e comode ville e sognano il cambiamento, per non dire la rivoluzione. Anzi è una parola che non va più di moda: adesso la chiamano riformismo. Chissà se queste contraddizioni un giorno finiranno per esplodere per merito di qualcosa o di qualcuno. La verità è che il paese ha vissuto questo ultimo anno fuori dalla società, non ha più una classe dirigente credibile, e tanto meno un governo, tutto avviene ai vertici. Le nuove generazioni, spesso, si disinteressano di politica, per rigetto, per rifiuto automatico. E tutto rimane in mano a pochi emuli che sono già vecchi a vent'anni. Ho voglia di dire ai democratici: svegliatevi! Se le cose continuano così il partito democratico vedrà una volta di più diminuire la propria capacità di mobilitazione della società, già ridotta al minimo. Ma parlo così forse perché mi innervosisce l'attesa di una schiarita e sono annoiato ormai di vivere alla giornata senza nessuno ( o quasi) che sappia indicare un progetto chiaro e soprattutto sappia perseguirlo.

povertanuova
(Archivio Alinari)

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